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13 agosto 2012

I nostri Champagne alla Regola

Scopri 5 champagne per le vacanze a Regola d’arte, biodinamica inclusa
DI - CANALE Scatti di vino - giovedì, 9 agosto 2012 | ore 10:22


Marina Perna, chef marinaia: mani capaci e rotta sicura
(ma tutt’altro che riduttiva o scontata) di una cucina che salpa e
approda fedelmente in porto nella sua Liguria, regatando però su percorsi
mediterranei ogni volta che lo si vorrà  diversi, ogni volta ravvivati da idee.
Marco Ugolini, patron di eclettica attitudine e cultura, ospite di cortesia
cesellata e accoglienza sui generis, è uno che fa del “suo” posto,
 in automatico, un salotto: in cui, “primo tra pari” con gli ospiti,
lui stesso è addetto a tessere, di ogni serata, atmosfere e destini.
Daniele Mari, sommelier, giovane ma esperienza già rifinita, curiosità (tanta),
 dinamismo da corsa: e propensione (dialettica però, e non talebana o monocorde)
 verso vini di “piccola” famiglia e dal pedigree “naturale”.
Un sodalizio palesemente non banale: che, di default, genera un risultato non banale. Iscritto in una cornice assonante e amabile (la piazzetta serena,
a un salto dal Lungotevere e dal Campo de’ Fiori, ma anni luce lontana
quanto a decibel incombenti, casini random e atmosfere),
il risultato si chiama La Regola.
Ristorante di certezze e di misurata esplorazione, insieme:
uno di quei posti dove non devi avere apprensione per il risultato,
le cui certezze sono certezze vere, ma in cui il gioco sa poi anche sorprenderti,
e sai che starai bene e non ti annoierai.

Aggiungi occasionalmente al cocktail un distributore-cercatore,
appassionato di Champagne, Gabriele Pinzi (eloquente la label della ditta:
“Bere e Passione”, serve altro?). Più un pubblico fitto, misto e giusto,
con varie facce del giro (Danielone Cernilli uber alles) incluse.
E il canovaccio della serata d’estate è bell’e disegnato.

Di qua, i piatti di Marina (Moscardino fritto su salsa di cedri di Sorrento,
 fresco, allegro, centrato; Baccalà vestito di terra e fumo, fagioli di Conio stufati,
salsa all’aglio di Vessalico e rosmarino, nuance chiare e scure e più texture nel piatto,
 che è uno di quelli della voglia di (ri)creare e provare della chef;
Vitella di latte cotta al rosa con animelle e ristretto di morchelle,
appena timidi per volume di suono i funghi nell’orchestra,
ma centrato bene il senso del piatto, e rifinita, delicata l’esecuzione;
Ravioli aperti al pesto genovese e gamberi rossi del Tirreno,
la sicurezza di materia (super) e di saperi stampati nel Dna;
Rana pescatrice in crosta di olive Taggiasche e pappa al pomodoro,
degna conclusione del tour.
E, di là, cinque Champagne proposti da Pinzi
 (e soppesati da Mari in prima istanza). Eccoli:

Baron Fuenté Brut grande réserve
Parte a  crudo, come aperitivo gradito e preciso, prima di approdare al moscardino, questo Brut fatto al 60% di Pinot Meunier, 30% Chardonnay e 10% di Noir, dosaggio medio, asciuttezza legata alla vinosità e al mix dell’assèmblage, 24 mesi sui lieviti. Uno start piacevole, 2 ½ scatti circa, un po’ meno forse, soprattutto perché un filo di piacioneria aleggia sotto il nervo sciampagnotto. Prezzo ragionevole, tra i 32 e i 43 euro. Ed esito in linea.
½


Claude Cazals Brut Carte Or Grand Cru
Un Blanc des Blancs di un produttore dedicato al culto di “san” Chardonnay. I suoi millesimati (incluso il Clos Cazals, toponimo che bissa il nome della ditta) spuntano nelle annate giuste punteggi davvero alti, outsider ormai fino a un certo punto, nelle revue di critici da caccia e da ricerca. Questo Grand Cru (uve da Mesnil-sur-Oger, mica Roccacannuccia…), secondo gradino a salire della misurata (da 9 ettari in tutto)  produzione aziendale, ma bandiera dello stile maison (che include una parziale malolattica), passa oltre 3 anni sui lieviti, e fa bene, e anche più, la sua parte: ma non attinge, ovviamente, quei livelli. Sfiora però 3 scatti, che passerebbe di slancio con un po’ più di “profondeur” al gusto. Ma il vino c’è.  Cost(icchi)a da 45 a 50 e passa euro in scaffale.



Roses de Jeanne – Cédric Bouchard Inflorescence Val Vilaine Brut Bland des Noirs
La valle dell’Aube è un posto particolare nella geografia della denominazione: per qualcuno (i puristi, diciamo così) è la Torpignattara della Champagne (intesa come area). Per i più laici, è posto da Meunier e da quantità, ma con punte qualitative notevoli in alcune énclave, tutte da scoprire. L’Inflorescence (certo uno dei più attesi tra gli Champagne presentati da “Bere e Passione” alla Regola, e forse anche per questo più facilmente esposto a scontare anche la minima briciola di delusione) viene di là: tutto Pinot Noir, pas dosé, due anni sui lieviti, uve di un cru aziendale (Val Vilaine, appunto) e neppure celate ambizioni (si trova in giro tra 60 e 72 euro, al ristorante a 87). E fa figura. Bello, profondo, largo, netto. Ma manca qualcosa perché da bell’esemplare diventi campione.



Franck Pascal Quinte-Essence But 2004
Ed eccola, la rivelazione (si fa per dire,  su Pascal e i suoi vini, incluso l’extra brut Harmonie, la letteratura e gli apprezzamenti positivi certo non mancano) della soirée Regola-Champagne. Produttore biologico/biodinamico con abbondante uso di tisane dinamizzanti in vigneto  (va sempre detto, per la cronaca, e – almeno per come la vede il sottoscritto – non per captatio benevolentiae), casa nella Valle della Marna, a Basilieux sur Chatillon, Pascal propone questa ricetta fatta al 60% di Noir, 25% di Meunier, Chardonnay il resto, 5 anni sui lieviti, millesimo per giunta non siderale, dosato a quasi 10 (ma inavvertibili alla beva) grammi. E centra un complesso di mineralità, struttura seria ma senza pesantezze, tensione e sapore intenso (si “mangia” anche un po’, la Quintessenza) che gli vale larghi 3 ½ scatti. Costa da 65 a 75 euro (95 al ristorante), e li vale.
½


Jany Poret Brut Rosé Premier Cru
Il rosa, un dì negletto, al momento è un must. Questo è fatto con il metodo del taglio in rosso (quello su cui i “rosisti” italiani, e non solo, si sono ammutinati a Bruxelles perché non potesse essere ammesso in Ue sui vini fermi a denominazione) infilando il 12% di Meunier fatto en rouge ed elevato in legno nella cuvée di Pinot Noir (40%), Meunier (30%) e Chardonnay (idem). E fa la sua figura. I 12 grammi di dosaggio messi lì a temperarne la vinosità si senticchiano, ma non minano la “fragolosità” del suo carattere, né uccidono la tensione che, non enorme, sopravvive però, e tiene”lungo” a sufficienza il vino. 3 scatti, o poco meno, a poco meno di 20 euro l’uno (prezzo, cioè, dai 50 euro in su).







14 maggio 2012

Novità dall' Azienda Fanti



La storica azienda di Montalcino "Fanti", dopo un continuo sviluppo ed ampiamento dei vigneti ed il completamento della nuova cantina è adesso lieta di annunciare che da oggi sono disponibili  le nuove annate di Brunello di Montalcino 2007, Rosso di Montalcino 2010, "Sassomagno" Sant' Antimo Rosso 2010 e  "Soralisa" Sant'Antimo Bianco doc 2011, di cui cogliamo l'occasione per presentarvi la nuova etichetta ora coordinata all'intera gamma.  

                                           



                                                   

                                                                           

 

18 febbraio 2012

I BIANCHI DELLA LOIRA

 

 
 
 
 
Domaine de BABLUT (Anjou) Domaine DAMIEN LAUREAU (Savennières – Roche aux Moines)
Domaine MELARIC (Saumur)
si sono classificati tra i primissimi posti del
Loira, promosso in esclusiva dalla “Revue du Vin de France” e pubblicato nell’ultimo numero di
Febbraio 2012.
In questo inizio di XXI secolo vediamo designarsi una nuova gerarchia del più grande vitigno
della Valle della Loira ed i nostri produttori hanno ricevuto meritatamente voti di prestigio che li
collocano ai vertici della classifica   premio PALMARES dei 100 migliori chenin della Loira